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Ovviamente, quando si esce dal sentiero ufficiale ci si imbatte in complicazioni che restando sulla strada battuta non si incontrerebbero mai: infatti, per ricevere un libro artistico del Poeta, non era sufficiente il pagamento del corrispettivo economico, prima era necessario seguire un breve iter burocratico. Per alcuni era una seccatura, ma per altri un vero piacere. Il desiderio del Poeta era quello di costruire un ponte basato sulla fiducia reciproca: per questo la pratica a cui doveva sottoporsi chi desiderasse una sua opera era quella di telefonargli per prenotare il libro e, successivamente, scrivergli una lettera di richiesta. Proprio così: coloro che volevano acquistare un suo libello artistico dovevano contattarlo alla vecchia maniera, con carta, busta, francobollo e, in cambio di questa fatica, il Poeta avrebbe spedito al domicilio dei richiedenti l’opera ancor prima che venisse pagata.

«Mannaggia alle mie stramberie», se lo diceva da solo, «ma non riesco a fare altrimenti. Tu, Francesco, tu che hai fatto della trasparenza un cavallo di battaglia, sono certo che non avresti nulla da ridire, mentre tu, Louis, con tutta la tua competenza forense, chissà se cercheresti di dissuadermi da una simile pratica commerciale… Io, ad ogni modo, la trovo persino una  cosa logica, oltre che intellettualmente coerente».

Il Poeta infatti credeva fermamente che fosse fondamentale che entrambe le estremità del ponte facessero uno sforzo per incontrarsi a metà strada.

«Solo così i ponti vengono bene e reggono a lungo, quando fin dal loro concepimento sono stati costruiti con la voglia di incontrarsi».

Ecco perché per il Poeta ricevere le richieste cartacee era così importante: scrivere lettere era una vera passione, oltre che il suo modo preferito per comunicare, per questo ne aveva raccolte sette in un libro dal titolo a ognuno il suo rifugio: lì si potevano trovare le sette lettere più importanti di tutti i suoi Figlioli in iuta. Per il Poeta la comunicazione scritta, pensata, meditata, lenta, non impulsiva, non sbrigativa, non superficiale era il miglior modo per incontrare il prossimo e trasferì questa pratica anche nel suo commercio. Ovviamente non concesse mai deroghe: non avrebbe rinunciato allo scambio epistolare nemmeno se uno sceicco arabo gli avesse proposto in cambio una cifra indecente. L’intento principale era lo scambio di Bellezza mentre il denaro, invece, nonostante fosse importante, era un fattore secondario. A chi gli sorrideva critico riservava uno sguardo che non lasciava dubbi: «tu prova pure ad offrimi quello che vuoi, ma io rimarrò intransigente: niente lettera, niente libro».

 

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